Case ritrovate

Una data da segnare, quella del 1 ottobre 2015: nasce la Casa Ritrovata, progetto di nuova domiciliarità comunitaria, avviato grazie alla co-progettazione tra famiglie, la bula e il Comune di Parma.
Un avvio che ha visto la trasformazione di un servizio di gruppo appartamento in una nuova casa, o meglio, una “casa ritrovata”, per tre donne con disabilità che vivono insieme, e per le loro famiglie che da tanto la desideravano.
Un’esperienza che ci ha visto sperimentare modalità gestionali inedite, intessere nuove relazioni fra le persone, e in cui abbiamo affrontato le criticità con modalità operative diverse da quelle del classico servizio residenziale.
Alla presenza educativa e di coordinamento diretto da parte de la bula, si aggiunge infatti il prezioso lavoro di cura di due assistenti familiari che collaborano attivamente e con sempre maggiore consapevolezza.
E a queste risorse si affiancano anche un numero sempre maggiore di volontari, in qualità di amici, di persone che condividono attività e uscite piacevoli per tutti.
È un progetto sperimentale che ha visto una lunga riflessione sul tema del Dopo di Noi da parte delle famiglie e delle Associazioni, prima ancora che uscisse la legge 112 del 2016, e che ha di fatto legittimato il modello stesso. Negli ultimi anni infatti si sono svolti incontri periodici fra famigliari con l’obiettivo di scambiarsi informazioni ed esperienze, approfondire il tema dell’amministratore di sostegno e supportare le famiglie a immaginare nuovi percorsi.
Il tutto per affermare che esiste una concreta possibilità di autonomia e serenità per le persone con disabilità, anche e soprattutto quando – come in questo caso – le famiglie di origine sono ancora presenti e possono costruire un progetto di vita di lungo periodo per i loro cari e insieme a loro, non sentendosi sole nell’affrontare i necessari, spesso dolorosi, processi di distacco, ma anzi facendosene attivi protagonisti.
Oggi, grazie a questo nuovo modello, possiamo raccogliere risultati e benefici, in termini di benessere delle singole persone coinvolte, di rapporti fiduciari con e tra le famiglie, di aspetti organizzativi/gestionali, convinti che la piccola domiciliarità comunitaria sia capace di ricostituire un clima di famiglia all’interno di una rinnovata dimensione di crescita e di maggiore autonomia.
Per questo siamo orientati a sostenere le famiglie nella creazione di altre “Case ritrovate”, sulla base dell’analisi dei bisogni e delle compatibilità fra le persone coinvolte, per aiutare le famiglie a costruire modelli che rispondano alle aspettative, alle necessità e ai desideri dei loro congiunti.
A questo obiettivo, di avvicinare le famiglie al tema del “Dopo e durante Noi”, risponde il nuovo progetto “Azioni propedeutiche all’avvio di un progetto di domiciliarità comunitaria”, avviato nel mese di Agosto 2018, sulla base del bisogno di una famiglia, che in questo modo rassicura e coinvolge altre famiglie con le stesse preoccupazioni sul futuro.